AUSTRALIAN GEMMOLOGIS
n° 11/12 2015
Come da tradizione, la rivista dell’Associazione Gemmologica Australiana focalizza la sua attenzione sulle gemme caratteristiche del continente “down-under” e dunque ben tre articoli su cinque sono dedicati all’opale, anche se due essi riguardano provenienze diverse.
Il primo lavoro, di Semrad, è dedicato all’unico giacimento conosciuto di importanza “storica” (Sec. XVII), nella zona di Cervenica-Dubnik, nell’attuale Slovacchia. Una completa rassegna delle caratteristiche degli opali etiopi è contenuta nell’articolo di Bergman e Wheat, che include anche la confutazione di alcune “leggende metropolitane” che circolano su questa gemma, in particolare il fatto che tutte le pietre siano stabilizzate con resina per impedirne la fratturazione. Un opale australiano di Coober Pedy con un inusuale contenuto di solfuro di ferro e barite è l’oggetto dello studio di Grguric, Pring e Zhao, che sottolineano l’estrema rarità di questo tipo di inclusioni.
Questo numero non è dedicato solo agli opali e infatti vi troviamo anche la descrizione, a cura del noto gemmologo Richard Hughes e dei suoi collaboratori, di una pietra che ad un esame frettoloso potrebbe essere scambiata per un padparadscia naturale e che invece, grazie anche all’utilizzo dell’analisi con fluorescenza X in varie parti della pietra, ha rivelato essere un corindone sintetico Verneuil trattato al berillio. Infine Pearson fa una completa rassegna di un materiale non molto conosciuto, la moldavite, la cui particolarità è appunto quella di essere, insieme all’ossidiana, uno dei pochi vetri naturali di interesse gemmologico.
