GEMS & GEMOLOGY

GEMS & GEMOLOGY
Spring 2015

Il primo numero del 2015 della rivista del GIA inizia con un articolo di Chauvrè, Rondeau, Fritsch, Ressigeac e Devidal che esamina le proprietà e i meccanismi di formazione degli spinelli blu provenienti da Luc Yen, in Vietnam. Le pietre di questa provenienza si sono guadagnate, negli ultimi 20 anni, un’ottima fama sul mercato grazie al loro colore blu brillante, dovuto principalmente al contenuto di cobalto bivalente, con un contributo minore dovuto al ferro. Più è alto il rapporto ferro/cobalto, più le pietre appaiono grigie. Per quanto riguarda l’uso della definizione “spinello blu cobalto”, gli autori affermano che sono necessari ancora ulteriori studi che aiutino a capire il comportamento dei cromofori; tali studi potrebbero infine portare a proporre un limite al rapporto ferro/cobalto al di sopra del quale non si può utilizzare il termine “blu cobalto”. Gli spinelli blu di Luc Yen sono poco inclusi. Principalmente si possono trovare fessure risanate a “impronta digitale”, e talvolta sono state osservate inclusioni a tubo allungate parallele associate a inclusioni nere irregolari. Dal punto di vista geologico, si pensa che gli spinelli blu di qualità gemma si siano formati per metamorfismo di alto grado di rocce evaporitiche, con la produzione di fluidi che mobilizzarono alcuni elementi, tra cui forse il cobalto.

Il recente sviluppo del design di gioielli in Cina è il soggetto dell’articolo di Lucas, Chaoin, Moqing Lin e Xiaodan Jia. La disponibilità di nuovi materiali gemmologici e la rapidissima crescita del mercato cinese hanno trasformato quello che un tempo era considerato un punto debole dell’industria del gioiello cinese in un punto di forza, con una notevole quantità di designer cinesi, di Hong Kong e di Taiwan che, condividendo la stessa identità culturale, esprimono nelle loro creazioni quello che gli autori definiscono “l’Anima Cinese”.

Il giacimento di ametiste di Boudi, in Marocco, è l’oggetto dello studio di Trailo, El Harfi, Mouaddib, Bittarello e Costa. I cristalli di questa provenienza mostrano alcune caratteristiche distintive, come zonature di colore a forma di clessidra, doppia terminazione e inclusioni di ematite aghiforme rossa. La recente (2014) meccanizzazione dei lavori di estrazione ha portato a una grande disponibilità sul mercato di queste ametiste, che possono rivaleggiare con quelle provenienti dalla Siberia grazie al loro colore che spesso è un rosso violaceo intenso.

Il colore del diamante è solitamente il risultato dell’assorbimento selettivo della luce bianca incidente piuttosto che da difetti strutturali o inclusioni minerali. La parte che viene trasmessa dalla pietra è interpretata dall’occhio umano come colore.
Uno studio di Shigley e Breeding illustra, basandosi sulla registrazione spettrofotometrica nel visibile di alcuni diamanti fancy posti in azoto liquido, come colori simili possano risultare da diversi assorbimenti della luce. Viene anche mostrato come siano gli assorbimenti più ampi e intensi a determinare il colore rispetto ad altri più stretti (come il picco N3 a 415 nm, per citare un esempio), che però sono estremamente utili per il gemmologo. Dall’esame degli spettri si possono trarre anche altre conclusioni come ad esempio il fatto che alcuni colori siano il risultato di un solo centro di colore, mentre alcuni lo siano per il combinarsi di più di uno, oppure, come nel caso di alcuni diamanti giallo-verdastri, il colore sia la combinazione dell’effetto non solo della luce assorbita ma anche di quella trasmessa (nell’esempio citato, questa ultima contribuisce alla componente verdastra).

Ci si chiede spesso quali saranno nel futuro le principali fonti di approvvigionamento delle principali pietre preziose. Chapin, Pardieu e Lucas sono andati a esaminare sul campo il promettente giacimento di rubini di Montepuez, in Mozambico. Scoperto nel 2009 e tuttora ignoto alla maggior parte del pubblico, è invece considerato dai commercianti il principale fornitore mondiale di rubini, come ha dimostrato l’asta tenutasi nel giugno dello scorso anno a Singapore che ha fruttato alla compagnia estrattrice 33,5 milioni di dollari. Le caratteristiche delle pietre sono intermedie tra quelle dei rubini birmani (alta fluorescenza e basso contenuto di ferro) e di quelli della Thailandia e della Cambogia (bassa fluorescenza e alto contenuto in ferro); una piccola ma significativa percentuale delle pietre estratte deve essere sottoposta a trattamento termico per poter trovare un posto sul mercato, mentre nel caso delle qualità più fratturate si ricorre al riempimento con vetro al piombo.

Per quanto riguarda le consuete “note dal laboratorio”, buona parte della rassegna è dedicata al diamante; spicca tra le altre la descrizione di due grossi diamanti sintetici HPHT del peso di 5,11 e 4,30 ct prodotti in Russia dalla New Diamond Technology. Le pietre, di tipo IIa, sono state facilmente identificate grazie agli spettri di fotoluminescenza a bassa temperatura. Non mancano osservazioni riguardanti la cobaltocalcite, le perle di Tridacna e di Mercenaria mercenaria e il rinvenimento di alcune moissaniti sintetiche in un braccialetto di diamanti colorati.

La corposa rubrica delle novità dal mondo delle gemme è per buona parte dedicata all’edizione 2015 della Fiera di Tucson, con la descrizione delle tipologie più interessanti delle pietre esposte (spinelli, tormaline, granati, tanzaniti, nonché l’immancabile pietra di sole dell’Oregon tanto cara agli americani); aggiornamenti anche sull’estrazione di smeraldi nel Minas Gerais e ampio spazio dedicato al mercato delle perle coltivate. Tra le notizie non strettamente connesse con la Fiera, spicca la descrizione di un diamante sintetico CVD del peso di 1,42 ct con centri di colori instabili per esposizione agli UV all’onda corta del DiamondView, sotto i quali la pietra da incolore diventa blu grigiastra.

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