Classificazione delle perle
Perle naturali
Le perle naturali sono concrezioni prodotte da molluschi, marini o d’acqua dolce, senza alcun intervento da parte dell’uomo e aventi composizione uguale a quella della loro conchiglia.
La formazione delle perle è causata da un elemento disturbatore, di solito un piccolo parassita, che penetra all'interno del corpo del mollusco trascinando con sé alcune cellule epiteliali del mantello, quelle che secernono gli strati madreperlacei della conchiglia.
È la presenza di cellule di questo tipo che determina la deposizione degli strati concentrici di perlagione che andranno a costituire la perla.
Le perle sono costituite dall’ 82% al 92% circa di carbonato di calcio (CaCO3), generalmente in forma di aragonite, dal 4% al 14% circa di materia organica (conchiolina) e per il 2%-4% da acqua.
Nelle perle di acqua dolce è stata rilevata presenza di tracce di manganese.
Durezza | 3 - 4 (scala di Mohs) |
Densità madreperla | 2,65 - 2,73 (sino a 3,35) |
Densità perla | da 2,40 (ricche in conchiolina) a 2,85 (povere in conchiolina) |
Indice di rifrazione aragonite | na 1,530 nb 1,682 nc 1,686 |
Indice di rifrazione perle (val. madio) | 1,66 |
Fluorescenza UV | da lieve a marcata |
Schema di una perla naturale
La struttura delle perle naturali è data da strati sovrapposti della cosiddetta perlagione, in tutto simile alla madreperla. Questi strati sono composti da cristallini di aragonite disposti perpendicolarmente alla superficie. Mentre nella madreperla della conchiglia gli strati sono per lo più piano-paralleli, nella perla hanno disposizione concentrica.
Le perle con una struttura a strati di perlagione (come ad esempio quelle prodotte dai generi Pinctada, Pteria, Unio, Megalonaias) hanno una tessitura superficiale a “impronta digitale” data dai limiti degli strati di perlagione. Questa è visibile alla lente a 10-15 ingrandimenti.
Le perle prodotte da altre specie molluschi bivalvi e dai gasteropodi hanno strutture differenti e quindi tessiture superficiali diverse. Di seguito alcuni esempi:
Le perle naturali si possono trovare nelle acque di mari, fiumi e laghi, all’interno di molluschi perliferi di molte specie diverse.
Molluschi perliferi d’acqua salata
I principali molluschi d'acqua salata produttori di perle sono dei bivalvi del genere Pinctada (detti comunemente "ostriche"), delle specie P. margaritifera (Golfo Persico, Mar Rosso, Seychelles, Micronesia, Polinesia, coste pacifiche del centro America), P. martensii e P. fucata (mari del Giappone e della Cina, coste del Venezuela e dello Sri Lanka), P. maxima (Indonesia e coste australiane), P. radiata (Messico).
Tra i bivalvi d'acqua salata vi sono poi i generi/specie Pteria (Pacifico Orientale, Golfo di California, area Indo-Pacifica), Tridacna (Oceano Indo-Pacifico), Mercenaria mercenaria (Oceano Atlantico) e Pinna nobilis (Mar Mediterraneo, Mar Rosso) e infine vi sono alcuni gasteropodi quali l'Haliotis (anche chiamata “abalone”), lo Strombus gigas, il Melo melo, il Trochus, il Turbo e il Pecten.
Molluschi perliferi d'acqua dolce
I molluschi perliferi d’acqua dolce appartengono alla grande famiglia degli Unionidi, diffusa nelle acque dolci in Asia, Europa e Nord America. Le specie produttrici di perle più diffuse sono l'Hyriopsis schlegeli e la Cristaria plicata, diffuse in laghi e fiumi del Giappone, Cina e Corea. La Megalonaias gigantea è diffusa nel bacino del Mississippi. Anche in Italia, nel Po, è stato trovato un mollusco perlifero della famiglia degli Unionidi. Producono perle bianche, rosate, rossastre, di forme ovali, tondeggianti, a bottone.
Il nome perla in sanscrito era "manjaram" (bocciolo). In greco le perle venivano distinte con il nome di "margarites" e in latino "margarita" o anche "unio" (unità, unione, perla, bulbo), "perna" (coscia di maiale, conchiglia di Pinna), "perula" (piccola bisaccia), "pilula" (piccola sfera) e infine anche "perla".
Non è facile poter contare su reperti archeologici significativi che possano indicare le modalità di utilizzo delle perle in tempi molto antichi, poiché le perle non hanno durata illimitata, a meno che non vengano conservate con molta cura. Ciò è dovuto alla loro composizione: sono infatti costituite da carbonato di calcio e da sostanza organica, materiali deperibili se esposti rispettivamente a sostanze acide o a fonti di calore. L'oggetto con perle più antico che si conosca è una collana a tre fili, per un totale di 216 perle, ritrovata in un sarcofago di bronzo a Susa, località ove si trovava la residenza invernale dei re persiani. È conservata al Museo del Louvre dove è possibile ammirarla nella galleria persiana.
Si ha anche la prova che nell'antichità si utilizzavano, oltre alle perle d'acqua salata, anche quelle d'acqua dolce: è stato rinvenuto nel tempio di Afrodite, a Cipro, uno spillone in bronzo dorato, risalente al III sec. a.C. e ornato da una perla d'acqua dolce.
Tra le curiosità, si possono ricordare le famose perle di Cleopatra, una delle quali la leggenda dice sia stata sciolta in vino acetoso e bevuta in onore di Antonio e le perle che Nerone metteva sul letto prima di coricarsi.
Le perle di forma barocca erano utilizzate nel Rinascimento per produrre gioielli in forma di personaggi mitologici e di animali.
Alcune tra le perle più famose sono: la "perla d'Asia" a forma di melanzana e del peso di 2400 grani; la gran Croce del Sud, nove perle unite in una a forma di Croce, rinvenuta in Australia e attualmente di proprietà della Corona di Gran Bretagna; la Pellegrina, perla sferica proveniente dall'India dal peso di 111,5 grani; la Peregrina, a forma di pera, proveniente da Panama, del peso di 134 grani, che fu posseduta dall'attrice Elizabeth Taylor. Anni fa è stata trovata a Taiwan una "perla" del peso di 7 chili prodotta da una Tridacna gigas.
Perle di coltura
Le perle di coltura sono prodotti ottenuti da molluschi di acqua salata o acqua dolce, in seguito a intervento dell’uomo; vengono prodotte sia con nucleo rigido, sia senza nucleo.
Fu un giapponese, Mikimoto, alla fine del secolo XIX, che riuscì a produrre per la prima volta perle di coltura complete (rotonde) a Kajiko-Jima, una località sulla costa sud occidentale del Giappone. Questo risultato fu ottenuto introducendo nel corpo del mollusco sferette di materiali diversi accompagnate da un piccolo frammento di epitelio secernente di un altro mollusco della stessa specie.
Una volta capito che ciò che portava alla ricopertura con perlagione (di un qualsiasi piccolo oggetto inserito in una zona adatta del corpo del mollusco) era la presenza di cellule di epitelio secernente, inizialmente furono fatti tentativi con pallini di piombo e con sferette di vetro o plastica, ma i risultati non furono soddisfacenti per fenomeni di rigetto a causa della qualità scadente.
Nel XX secolo la produzione delle perle di coltura con nucleo in Giappone si è basata sull’utilizzo di nuclei di madreperla ottenuti da conchiglie di molluschi americani d'acqua dolce (fiume Mississippi), impiantati in molluschi d'acqua salata (Pinctada martensii, P. margaritifera) unitamente a un frammento di epitelio secernente. Sono stati anche utilizzati nuclei di madreperla da molluschi marini (Tridacna) e nuclei di altra composizione.
La tecnica di coltivazione detta "senza nucleo", prevede che nel corpo del mollusco sia impiantato il solo pezzetto di epitelio secernente, senza la sferetta di madreperla. Questo metodo è stato inizialmente eseguito in molluschi d'acqua dolce (da cui il nome anche di perle di coltura d'acqua dolce), tipicamente nel lago Biwa (Giappone) e poi nei fiumi della Cina, e le perle di coltura prodotte inizialmente avevano una tipica forma a chicco di riso, più o meno regolare. Attualmente vengono prodotte anche perle di coltura senza nucleo perfettamente sferiche.
Le caratteristiche esterne delle perle di coltura sono analoghe a quelle presentate dalle perle naturali, quindi sono costituite da carbonato di calcio, generalmente aragonite, conchiolina e acqua. Nelle perle di acqua dolce è stata rilevata presenza di tracce di manganese.
I nuclei delle perle di coltura con nucleo sono prevalentemente costituiti da madreperla ottenuta da conchiglie di altri molluschi. È possibile trovare perle coltivate con nuclei di altra composizione, anche artificiale.
Per i dati si richiama la tabella relativa alle perle naturali.
La struttura delle perle di coltura “classiche” internamente può mostrare la parte centrale (nucleo) ed esternamente gli strati di perlagione, oppure, nel caso di coltura senza nucleo, è data da strati sovrapposti della cosìddetta perlagione, in tutto simile agli strati che costituiscono la madreperla e agli strati che si osservano sulla superficie delle perle naturali. La tessitura superficiale a “impronta digitale”, data dai limiti degli strati di perlagione, è visibile alla lente a 10-15 ingrandimenti.
Già in epoche antiche si cercavano dei sistemi per migliorare l’aspetto delle perle eliminando gli strati esterni diventati opachi e portare in superficie gli strati sottostanti, spesso (anche se non sempre) più belli, luminosi e regolari.
Per questo si faceva ingerire la perla da ritoccare a una gallina che, dopo qualche ora, veniva sacrificata per poter recuperare la gemma dall'apparato digerente (dove aveva subito la dissoluzione degli strati superficiali per opera delle secrezioni digestive, acide), prima che la corrosione agisse in maniera eccessiva.
Oggi si ottiene un risultato migliore semplicemente pelando le perle con appositi attrezzi.
Tra i trattamenti migliorativi a cui possono essere sottoposte le perle si possono distinguere quelli finalizzati a migliorarne l’apetto superficiale e quelli finalizzati a migliorarne il colore.
Per quanto riguarda la superficie, le lievi irregolarità presenti possono essere asportate. In questo caso si parla di “lavorazione superficiale” (working, in inglese). È inoltre possibile migliorare la lucentezza delle perle mediante politura della superficie o ricopertura con una sostanza ad alto potere riflettente.
Il colore delle perle può essere migliorato in vari modi. Per eliminare le sfumature indesiderate e ottenere un bianco più perfetto, le perle possono essere “sbiancate” (bleaching, in inglese) con perossidi di idrogeno. Le perle sono poi rilucidate per ridare lo splendore in parte perduto con l’operazione di sbiancatura.
Per conferire alle perle una sfumatura colorata si usano agenti coloranti organici.
È possibile inoltre che il colore delle perle sia modificato mediante tintura, irraggiamento o riscaldamento.
Le perle di coltura si possono trovare nelle acque di mari, fiumi e laghi, all’interno di molluschi perliferi di molte specie diverse. Di seguito i molluschi perliferi più conosciuti e le rispettive aree di produzione.
Perle di coltura di acqua salata
I principali molluschi d'acqua salata produttori di perle sono dei bivalvi del genere Pinctada (detti comunemente "ostriche"), delle specie P. margaritifera, P. martensii, P. fucata e P. maxima coltivati nei mari del Giappone, Cina, Indonesia, Australia, Filippine, Seychelles, Micronesia, Polinesia, Myanmar, Vietnam e altri ancora.
Tra i bivalvi d'acqua salata vi sono inoltre diverse specie del genere Pteria, che sono principalmente impiegate per la produzione di perle di coltura composite Mabe (Pacifico Orientale, Golfo di California, area Indo-Pacifica).
Perle di coltura di acqua dolce
Appartengono alla grande famiglia degli Unionidi, diffusa nelle acque dolci in Asia, Europa e Nord America. Le specie utilizzate più frequentemente per la produzione di perle sono l'Hyriopsis schlegeli, la Cristaria plicata, e l’Anodonta, diffuse in laghi e fiumi di Giappone, Cina e Corea.
Dai molluschi della famiglia degli Unionidi si ottengono perle coltivate bianche, rosate, rossastre, di forme sferiche, ovali, tondeggianti e a bottone.
Pare sia iniziata in Cina, nel secolo XII, la produzione di perle incomplete fatte crescere sulla superficie interna delle conchiglie di molluschi perliferi. La scoperta di tale procedimento e' attribuita a Ye Jing Yang, al quale e' stato dedicato un tempio nella località di Seaon Shang, vicina al suo paese natale. Il metodo consisteva nell'applicare, contro la parte interna della conchiglia, piccole forme (generalmente piccoli Buddha) in roccia talcosa, lasciando poi che il mollusco ricoprisse il tutto con la normale secrezione perlacea.
Con questo sistema, usato ancora oggi, è naturalmente possibile ottenere solo perle di coltura a semisfera, incomplete, denominate "blister di coltura", che vengono poi elaborate e assemblate per produrre le perle di coltura composite “mabe".
Per quanto riguarda la storia della produzione recente di perle coltivate con nucleo e senza, le tecniche messe a punto da Mikimoto sono già stata descritte a grandi linee. Quando i nuclei in madreperla ricavati dai molluschi americani del bacino del Mississippi hanno iniziato a non essere più a buon mercato, i produttori di perle coltivate con nucleo hanno cominciato a usare altri prodotti, ad esempio sfere ottenute da conchiglie di altri molluschi oppure perle coltivate di bassa qualità.