Non potete passare per piazza Duomo senza lasciarvi incantare dallo splendore e dalla bellezza della cattedrale Milanese, sia che siate turisti o milanesi a passeggio, che abbiate fretta o no, che abbiate scelto Milano come vostra meta.
Da oltre 600 anni è lì a calamitare l’attenzione di tutti. Immenso, elegante, maestoso, protagonista di scatti fotografici imperdibili.
E perché non vistare anche il Museo dove si racconta tutta la sua storia in un percorso scenografico e coinvolgente.
Il Museo, si articola in 13 sezioni che portano il visitatore dal XIV al XX secolo.
Si parte proprio dalla sala del Tesoro del Capitolo, per secoli custodito nel Duomo. Vi si ammirano capolavori dell’arte orafa paleocristiana, medievale, rinascimentale e seicentesca. Il Tesoro del Duomo, di proprietà del Venerando Capitolo metropolitano, ospitato in origine negli armadi delle sacrestie, venne per la prima volta esposto nel 1962 nei locali sotterranei della cattedrale sotto l’altare maggiore accanto allo “Scurolo” di San Carlo. Non tutti i pezzi erano esposti: solo alcuni erano in mostra, importanti per preziosità e valore storico. Numerosi altri pezzi erano conservati chiusi in armadi della Sacrestia Capitolare e quindi non esposti al pubblico.
Dal 2013 dopo un ampio intervento di ristrutturazione e riallestimento (secondo il progetto dell'architetto Guido Canali sul Museo Del Duomo Ospitato in Palazzo Reale e riaperto il 4 novembre 2013, in occasione della festa di san Carlo Borromeo), il Tesoro è stato trasferito in una apposita sala del Museo che raccoglie i preziosi pezzi di arte orafa.. Il tesoro è costituito da oggetti liturgici e di culto in uso presso la cattedrale di Milano dal V secolo fino al XXIX secolo.
Il Museo del duomo era stato inaugurato nel 1953, sotto la direzione dello studioso Ugo Nebbia, ma l'idea della sua realizzazione era già nata nel penultimo decennio dell'Ottocento dall'esigenza della Veneranda Fabbrica di non disperdere e di valorizzare tutto il materiale non in opera sul Duomo, legato alla sua storia e alla sua costruzione.
Si ebbe così la sede idonea per ospitare ed esporre le opere da salvaguardare, la cui quantità era notevolmente aumentata dopo i danni inferti dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Il degrado di molte opere d'arte, causato dall'inquinamento atmosferico, e la disponibilità di altro materiale proveniente da magazzini della Fabbrica o dalle sacrestie del duomo, rese ben presto necessario un maggior spazio espositivo.
Il nuovo Museo con i suoi 2000 m² circa di superficie e le sue 26 sale, raccoglie oggi anche il Tesoro del Duomo accanto ad opere d'arte provenienti dalla cattedrale e dai depositi della Veneranda Fabbrica.
Consigliamo a tutti la visita al GRANDE MUSEO DEL DUOMO, Piazza del Duomo, 12, Tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 18.00 (chiuso il lunedì) .
L’analisi gemmologica
Il Cisgem per alcuni mesi nel 1986 mettendo a disposizione le sue specifiche competenze in campo gemmologico e avvalendosi della sua Unità Mobile di laboratorio, si pone come un valido supporto per quelle istituzioni che si prefiggono di aumentare la conoscenza, la valorizzazione e la salvaguardia del patrimonio artistico-storico-culturale italiano.
Con alcuni importanti pezzi del Duomo di Milano su concessione ed in collaborazione col Venerando Capitolo Metropolitano di Milano, è stata anche allestita la mostra «Conoscere le gemme con le oreficerie del Duomo», nell’ambito della Quinta Settimana della Cultura Scientifica, nell’aprile 1995, che vedeva esposte gemme grezze, gemme tagliate e alcune tra le più importanti insegne episcopali appartenute a dignitari della Chiesa milanese.
Il Duomo di Milano non è soltanto uno bellissimo monumento gotico d'arte e di fede, ma è anche scrigno con tesori di incomparabile valore. Il CISGEM, allora Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano ha fatto una rigorosa verifica di alcuni oggetti del Tesoro nel 1986, oggetti di arte sacra ricchi di pietre preziose e ornamentali.
Tutte le operazioni di analisi sono state effettuate portando la strumentazione all’interno del Duomo nella sacrestia Capitolare.
I metodi di analisi utilizzatti sono stati rigorosamente non distruttivi. Con lenti a vari ingrandimenti, rifrattometri per la determinazione dell'indice di rifrazione, lampade UV per la verifica della fluorescenza, calibri, bilance di diversa portata e precisione, fino stereomicroscopi con analizzatore e polarizzatore dotati di illuminazione a fibre ottiche per "scrutare" all'interno delle gemme, spettroscopi, gli analisti dei CISGEM hanno determinato la natura dei preziosi in esame. Tra i pezzi di maggior pregio esposti nel Tesoro, citiamo:
- la copertura dell'evangeliario detta " Dittico delle cinque parti " perché composta da due valve ognuna delle quali è formata da 5 lamelle lavorate a bassorilievo in avorio e diverse gemme come granati, zaffiri, perle, giaietto e alcuni vetri artificiali;
- l'evangeliario di Ariberto (sec. XI) che reca zaffiri, smeraldi, granati, perle, agate, turchesi, quarzi incolori, citrini, ametiste e alcuni vetri e preziosi smalti; dall’aureola del Cristo è stato tratto il simbolo del CISGEM come elemento importante della tradizione orafa lombarda.
- "Pace di Pio IV " (sec. XVI) attribuita al Caradosso o al Cellini che riporta rubini, diamanti, agate e lapislazzuli la Croce processionale di S. Carlo Borromeo (sec. XVI) che porta incastonati zaffiri, quarzi incolori e granati
- l’ “Ostensorio Castiglioni ” (sec. XVI) con coppa e tappo e sfera in quarzo incolore ornato di rubini, zaffiri. perle e smalti;
- il calice Airoldi realizzato da artisti siciliani nel XVIII secolo, ricoperto da corallo rosso intarsiato nella della preziosa varietà corallium Rubrum titpica dei nostri mari
- la Croce di Chiaravalle, un oggetto dalla costruzione complessa, lavorato sui due lati con centinaia di gemme di varia natura, diaspro rosso su un verso, zaffiri, rubini, granati, vetri e pietre del gruppo del quarzo come ametiste, quarzo rosa
- stola di Leone XIII (sec. XXIX) opera di tessitura pregiata con numerosissime piccole perle natarali
- il Pastorale Calabiana realizzato nel 1881 dalla ditta Mellerio con ametiste e smalti
Sempre all’interno del Duomo in occasione del suo restauro è stata eseguita anche una analisi del Candelabro Trivulzio: grande opera in bronzo sita nel transetto sinistro del Duomo: sonno state analizzate 594 gemme, disposte sui 7 bracci che raggiungono un'altezza di 6 metri, una struttura imponente e al tempo stesso discreta. Sono per la quasi totalità quarzi tagliati a "cabochon" appiattito, ai quali si aggiungono altre pochi lapislazzuli, alcuni vetri e un opale.
Alcune chicche riguardanti le gemme incastonate
Ricorrente la presenza di ametiste per il loro colore ornamentale e per il significato che veniva dato alla gemma: era ritenuta un ottimo talismano per proteggere dall’ubriachezza e quindi molto usata su ornamenti e suppellettili sacre. Sono quasi sempre presenti in forma di cabochon, ovale o tondeggiante.
Il vetro artificiale, nei tempi antichi, era un materiale ornamentale importante e di pregio, sia per la difficoltà a ottenerlo, sia per la resa ornamentale che le diverse colorazioni permettevano di raggiungere.
Particolare la presenza di pezzi della tonalità verde vivace di questo materiale che si sono rivelati particolarmente interessanti, in quanto spesso sono presenti nella forma di prisma esagonale, in tutto identica a quella dei cristalli di smeraldo che con ogni probabilità avevano lo scopo di imitare; sono anche stati montati allo stesso modo, dal fianco, e presentano la stessa foratura (secondo l’allungamento) che veniva praticata ai cristalli di smeraldo, sempre per il criterio di utilizzarli su filo, anche d’oro, come si osserva ad esempio già su collane di epoca romana.
Le perle sono spesso presenti e si presentano in uno stato di conservazione medio-buono Sono per lo più di forma sferica o ovale. Sono anch’esse forate.
Gli smeraldi sono presenti nella loro forma cristallina originaria, ossia in prismi esagonali, come riscontrato spesso su oggetti antichi; gli spigoli sono lievemente arrotondati e vengono montati dal fianco. Solo in rari casi, probabilmente perché il prisma era di basso spessore, il cristallo è stato montato dalla base. Come anzi detto, questi cristalli venivano forati secondo l’allungamento, per permetterne l’utilizzo su filo. Si tratta sempre di smeraldi semitrasparenti, di colore molto chiaro, caratteristiche queste ricorrenti su pezzi coevi, dove non si ritrovano smeraldi di particolare trasparenza o vivacità di tinta.
Sono state osservate anche diverse pietre incise fra i granati e le gemme appartenenti alla famiglia del quarzo. Calcedoni, agate e corniole vengono di solito utilizzate in forma di cabochon o di piastre; le varietà a strati di diverso colore vengono sfruttate per ottenere incisioni in rilievo (a cammeo) o ad incavo (a intaglio), dove il motivo spicca per avere colore diverso rispetto a quello dello strato rispettivamente sottostante o soprastante.
Zaffiri e quarzi, sugli oggetti antichi si trovano spesso in forma di ovoidi più o meno regolari, in quanto provengono dai cristalli originari a prisma allungato che sono poi stati arrotondati durante il trasporto e così rinvenuti nei depositi secondari entro sabbie e ghiaie. Sono molto spesso forati, per il criterio di essere utilizzati infilati e non montati su castone. I fori presenti su queste gemme sono caratteristici: più larghi alle due estremità e più sottili al centro, dove non vi è quasi mai continuità regolare: la sfalsatura, a causa dell’abitudine di iniziare la foratura (con trapano lievemente conico) alle due estremità del foro, con scarsa probabilità di collegamento esatto al centro. In alcuni esemplari semiopachi spianati a piastra si osservano bande di colore esagonali, tipiche di queste gemme.
Molto particolari gli zaffiri presenti sulla Croce di Chiaravalle che presentano un raro tipo di asterismo che ricorda gli smeraldi trapiche dovuto ad una particolare formazione dei cristalli e conseguente disposizione interna delle inclusioni.
CISGEM e il rapporto con le istituzioni.
Nei sui oltre cinquanta anni di attività CISGEM è noto negli ambienti degli Istituti di restauro e di conservazione dei beni culturali.
Numerosi i contatti anche in ambito universitario e museale.
Tra le realizzazioni oltre al tesoro del Duomo di Milano ricordiamo Le Collezioni Trieste e Sartori-Piovene (Padova), La Collezione Archeologica Verità (Verona), L’Altare d’oro in Sant’Ambrogio (Milano), Le Vetrate Istoriate del Duomo di Monza, le Vetrate Istoriate del Duomo di Milano, Ostensori e Reliquiari vari tra i quali La Teca del Sacro Chiodo (Milano), Istituto di Archeologia dell’Università di Milano, Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali della Lombardia, Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Capitolo Metropolitano e Tesoro del Duomo di Milano, Istituto Centrale del Restauro di Roma, Opificio pietre dure (Firenze), Stazione sperimentale del Vetro (Murano), Istituto di Fisica Generale Applicata dell’Università (Milano), Corpus Vitreari Medi Aevi, Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi, Castello Sforzesco.